Ho sempre cercato di imparare un mestiere, andare a bottega si diceva una volta, e la biodinamica mi ha aiutato molto in questo.
Rigettando la strada del facile compromesso, mette al centro la responsabilità dell’agricoltore nelle scelte operative, costringendolo ad osservare, studiare, indagare per capire ed agire.
All’inizio di questa mi attività, non avendo studiato né agraria né enologia e viticoltura, mi affidai a consulenti esterni che mi insegnarono un modo di lavorare uniformato, che era prassi comune in praticamente tutte le aziende vitivinicole, convenzionale nel senso stretto del termine, che segue passivamente una consuetudine o una tradizione ufficialmente accettata, privo quindi di originalità e di naturalezza.
La cosa mi convinceva poco, sentivo ci fosse un modo diverso di fare agricoltura, un modo che fosse più mio e che meglio si adattasse al mio carattere e alla mia terra.
Approdai quindi alla biodinamica e da lì cominciai la creazione di quello che oggi è il mio “organismo agricolo”, un luogo in cui la vite rappresenta una parte del tutto, ma che non è tutto.
Un luogo in cui coltivo cereali, ortaggi, frutti, allevo api, pecore, animali da cortile, un luogo in cui mi trovo a mio agio